La convivenza con gli animali da compagnia ha origini antichissime. Venerati come divinità dalle civiltà più antiche o addomesticati per esigenze pratiche, sono da sempre a fianco dell’uomo. Il valore degli stessi è stato riconosciuto anche dal diritto.
Nel 1978 nasce la Dichiarazione Universale, pensata per assicurare il rispetto dei diritti degli animali e per offrire loro una qualità di vita ottimale. Grazie alla stessa tutti gli animali godono del medesimo diritto di esistere, l’uomo è tenuto a riconoscere tale diritto e a impegnarsi a conviverci civilmente. Inoltre la considerazione e le cure da parte dell’uomo rappresentano un diritto inalienabile.
L’Italia risulta in linea con quanto precisato dalla dichiarazione. Anche rispetto ai maltrattamenti la normativa italiana è alquanto chiara: attualmente l’articolo 544 ter. del codice penale punisce e persegue i soprusi sugli animali attraverso un iter processuale analogo a quello riservato alle vittime umane.
Il Ministero della salute e gli enti regionali attribuiscino un valore prezioso all’animale da compagnia, in quanto essere senziente con accesso a una serie di diritti inalienabili. Contemporaneamente stabiliscono una serie di doveri per i detentori, i quali hanno l’obbligo civile di nutrire, pulire, proteggere e assicurare agli animali un’esistenza dignitosa.
La salute degli animali domestici diviene pertanto un diritto ed è al contempo un dovere per chi li sceglie come compagni di vita. Per chi decidesse di privarsi di tale privilegio, rimane comunque l’obbligo di rispettarli.
Dott.ssa Azzurra Tinebra